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martedì 30 dicembre 2008

Lo statuto dell’amore

Al termine di questo anno che sta per finire, faccio mio un pensiero di Chiara Lubich dell'8 giugno 1989, dal titolo "Nient’altro che l’amore scambievole", perché "il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1Gv 2,17).


C'è un prefazio, nella Messa, che dice: "E hai donato il tuo Spirito per far di tutte le nazioni un popolo nuovo, che ha come statuto il precetto dell'amore": è entusiasmante sapere che "la regola del popolo di Dio sia il comandamento dell'amore… di tutta la Chiesa: dai laici ai sacerdoti, ai religiosi, ai vescovi…".
"È la norma sulla quale tutte le altre norme hanno valore e senza la quale nulla ha senso (né la preghiera, né l'apostolato, né il donare i beni, né il dare la vita…)".
Tutto questo è la "specifica via, il nostro tipico modo di essere", di noi cristiani di questo tempo. Essere questo amore reciproco in atto (il cui "effetto" è la presenza di Gesù tra noi) "come se non avessimo nient'altro da fare. Perché il resto viene da sé: l'amore illumina e illumina bene su ogni nostro dovere".
"È un'esperienza che va fatta… a sera ci troveremo cambiati; magari stanchi, ma con un nuovo entusiasmo per la meravigliosa divina vita che Dio ci ha dato".

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