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venerdì 4 luglio 2008

Mitezza ed umiltà

6 luglio 2008 – 14a domenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere

Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita (Mt 11,29)


Gesù è un uomo straordinario; è il nostro Salvatore. Colui che ci rende partecipi della vita divina. Tutti, noi vorremmo fame esperienza profonda, vorremmo conoscerlo.
Il Vangelo di questa domenica ci dice che chi è chiuso in se stesso, nelle proprie capacità e nella propria presunta giustizia, non riesce a comprendere il mistero di Gesù. Non riesce a conoscerlo e ad amarlo. Gesù si fa conoscere come dono gratuito ai piccoli e agli umili. Egli è il Maestro e la Sapienza che insegna a noi assetati di sapere vero: ci fa conoscere Dio come Padre e noi stessi come figli e fratelli. E questo diventa anche il nostro dovere: è vivere il "piacere" di essere figli e fratelli.
Gesù è il mite; è colui che ha il potere di servire e perdonare; è l'umile di cuore, il servo, l'ultimo. Gesù si offre a noi come modello e ci dice che anche per noi questo può, diventare lo stile di vita, che ci fa entrare nel "riposo" del Padre.
Nella settimana che oggi iniziamo mettiamo in pratica questi atteggiamenti: la mitezza e l'umiltà, che ci fanno riconoscere Dio come Padre e il prossimo come fratello.


Testimonianza di Parola vissuta


Eravamo innamorati, mio marito e io, ed era così facile il rapporto tra noi i primi anni di matrimonio. In quest'ultimo periodo però lui è tanto stanco e stressato. In Giappone il lavoro pesa sulle spalle di un uomo come un macigno.
Una sera, tornato dal lavoro, si è messo a tavola per la cena. Ho fatto per sedermi accanto a lui, ma mi ha gridato di andarmene: "Non hai diritto di mangiare, perché non lavori!" Ho passato la notte a piangere, rimuginando di andare via di casa, di separarmi. Il giorno seguente mille pensieri hanno continuato ad assillarmi: "Ho sbagliato a sposarlo, non ce la faccio più a vivere con lui".
Nel pomeriggio ne ho parlato alle amiche con le quali condivido la mia vita cristiana. Mi hanno ascoltato con amore e dalla comunione con loro ho ritrovato la forza e il coraggio necessari per andare avanti. Sono riuscita a preparare ancora la cena a mio marito. Man mano che si avvicinava l’ora del suo rientro aumentava il timore: come reagirà oggi? Ma una voce dentro era come mi dicesse: "Accogli questo dolore, non mollare. Continua ad amare". Ed ecco lui appare sulla porta. Ha portato una torta per me. "Scusami - mi dice - per quanto è successo ieri".

(da "Città Nuova")

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

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