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giovedì 19 giugno 2008

La comunità educata al servizio dalla Parola


Continuo prendendo spunto dall’articolo di Tullio Citrini "La parola di Dio educa la comunità al servizio", apparso sul numero 149 (marzo/aprile 2008) della rivista "Il diaconato in Italia".

"Siamo continuamente tentati di immaginare che tutto parta da noi e che anche la parola di Dio sia nelle nostre mani come strumento di una pedagogia che tocca a noi organizzare e gestire".
"La Chiesa non imparerebbe a servire e non saprebbe formare al servizio se dovesse usare la parola di Dio in modo e con animo sbrigativo. Senza un atteggiamento fondamentale di discepolato, di tutte queste cose si può chiacchierare molto, ma senza costrutto".
"Ministero della parola è ascoltare religiosamente e proclamare con fiducia la parola di Dio; sottoporsi e insegnare a rimanere sottoposti a questa parola".
"La parola di Dio ci insegna a non riempirci di parole, perché neanche se fossero o sembrassero pie potrebbero riscattare chi il Signore infine riconoscesse operatore di iniquità (Mt 7,23). Insegna che nel fratello che ha bisogno si serve Cristo (Mt 25,31-46). Insegna che non si può essere servizievoli solo con gli amici; anzi di fronte ad angherie la risposta giusta può essere quella di una disponibilità raddoppiata (Mt 5,38-47). Ci insegna che ogni cosa deve essere fatta «di cuore come per il Signore e non per gli uomini» (Col 3,23)..., liberandoci da quella sottile forma di schiavitù che nasce dal ricevere l'approvazione degli uomini: «Se io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo» (Gal 1,10)".
"Tutti servi di tutti e nessuno padrone di nessuno, perché uno solo è il Signore: è il quadro sconvolgente della comunità cristiana. Il linguaggio del servizio viene dunque compreso bene solo quando viene trasceso: «Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità, siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» (Gal 5,13-14)".

La parola di Dio accolta e vissuta da ciascuno diventa l'atmosfera che si respira nella comunità cristiana, se, nella reciproca accoglienza, sappiamo comunicarci i frutti che la parola stessa produce, in umiltà, tenendo fisso lo sguardo su Gesù che attraverso il suo Spirito compie anche oggi i suoi miracoli.

1 commento:

  1. «Se io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo» (Gal 1,10)".
    Vorrei molto sottolineare questo versetto di Paolo evidenziando che, purtroppo, è molto poco attuato.
    Vedo in giro tanti che si impegnano tanto proprio per questo attuando quella che io chiamo "politica del consenso" e mettendo perciò in un cantuccio la necessità di dire la verità con carità.
    vincenzo, diaocno

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